Luigi Natoli (1857-1941)

mercoledì 30 dicembre 2009

Nato a Palermo in un periodo particolarmente agitato, il piccolo Luigi, all'età di soli tre anni, non poteva certo sapere che indossare una camicia rossa lo potesse far spedire direttamente in galera. Ma così fu per colpa di una madre invasata e scellerata che, in onor di Garibaldi, accolse i Mille con un ardore talmente ardente da ardere tutta la famiglia. Le guardie borboniche, infatti, non gradirono ed eseguirono. La Vicaria li accolse come ha sempre accolto, ed accoglie ancor oggi, i suoi figli migliori e la galera segnò per sempre la sua idea di libertà e di legami parentali.
Il tempo libero, invero, favorì i suoi studi classici ed il futuro del giovane sembrava chiuso tra le pareti di un'aula scolastica. Ma la sua vocazione letteraria lo salvò da un triste destino d'insegnante: stanco di una vita da precario della Lingua Italiana, anticipò la fuga di cervelli portando il suo lontano dalla Sicilia e diventando uno scrittore di successo del genere nazional-popolare da somministrare a piccole dosi.
Vent'anni dopo, come direbbe Dumas padre, la faccenda dell'Unità d'Italia gli sviluppò talmente bene il senso dell'umorismo che il "Capitan Fracassa", predecessore illustre della nostra "Vucciria", lo vide redattore protagonista coi suoi lazzi, frizzi e sgriribizzi satirici.
Anche a quei tempi il "Giornale di Sicilia" pubblicava romanzi a puntate sulle vicende dei Governatori dell'Isola e così il nostro conquistò infine il culmine della notorietà con una inverosimile storia di gente dedita a combattere le ingiustizie, cosa che dalle nostre parti non si è mai vista. E se qualcuno ci ha provato ha fatto pure una gran brutta fine.
Ma la finzione è l'anima del romanzo e se la vita è un sogno i sogni aiutano a vivere, come direbbe a tarda sera un celeberrimo idiota contemporaneo. [Patorno]

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